Secondo la definizione dell’art. 2082 c.c., l’imprenditore è colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata, finalizzata alla produzione e allo scambio di beni e servizi.
Tre sono, dunque, i requisiti pilastro della nozione di imprenditore o, se vogliamo, della nozione di impresa:
• Economicità, intesa come tendenza alla produzione e allo scambio di beni e servizi in funzione di un profitto;
• Professionalità, intesa come non occasionalità dell’attività svolta;
• Organizzazione, cioè la predisposizione di mezzi idonei al raggiungimento dello scopo prefissato.
In funzione dei principi di mercato, l’imprenditore assume un rischio che si trasmette, inevitabilmente, a tutti i soggetti che entrano in contatto con lui all’interno di un determinato mercato. Da questo punto di vista, l’imprenditore è creditore e debitore allo stesso tempo ed è creditore e debitore di altri imprenditori, a loro volta debitori e creditori di altri, e così via.
Al concetto di rischio imprenditoriale deve necessariamente associarsi il concetto di responsabilità imprenditoriale, che si delinea proprio in ordine alla predisposizione di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili.
Ai sensi dell’art. 2086, comma 2 c.c., l’imprenditore ha, infatti, il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi e della perdita di continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale.
Pertanto, quando si parla di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili ci si riferisce all’insieme di strumenti, procedure e strutture che un’impresa deve adottare per garantire una gestione efficiente, il rispetto delle normative vigenti e la tutela della continuità aziendale. In altre parole, essi riguardano l’insieme delle pratiche e dei processi che regolano la gestione operativa dell’azienda, inclusi i flussi informativi, la trasparenza decisionale e il rispetto delle normative contabili, fiscali e contrattuali.
L’adozione di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili non solo riduce il rischio di crisi d’impresa, ma consente anche di migliorare l’efficienza gestionale e di rafforzare la fiducia degli stakeholder.
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha reso questi principi ancora più rilevanti, imponendo agli amministratori di monitorare costantemente la solidità dell’impresa e di adottare misure correttive in caso di segnali di squilibrio (art. 3).
Ma cosa vuol dire “adeguati”? La scelta del participio passato imporrebbe di fare un’analisi ex post: (azienda sana : assetti adeguati = azienda in crisi : assetti non adeguati). Il giudizio sull’adeguatezza dipenderebbe, così, solo dallo stato di salute attuale dell’azienda. È chiaro, tuttavia, che questa lettura è in conflitto con la finalità dell’intero sistema del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, cioè quella di prevenire, più che curare, le situazioni aziendali patologiche.
Da questo punto di vista, gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili dall’essere strumenti di giudizio, diventano strumenti di prevenzione della crisi e dell’insolvenza del debitore imprenditore, il che vuol dire che conoscerli e dotarsene diventa il modo migliore per rilevare prima, segnalare poi, risolvere infine i problemi dell’impresa e dell’imprenditore in maniera tempestiva.
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